Bene,
Presidente Fitto, ora tocca alla devolution!
“Bene,
Presidente Fitto il Decreto Legislativo 56/00 obiettivamente
danneggia il sud”, ha affermato il dott. Filippo Anelli –
segretario regionale FIMMG. “Quindi, è
corretto porre in essere ogni forma di contestazione tesa a rivedere
tale provvedimento legislativo. Tuttavia,
il rimedio proposto dalle forze di Governo è, a nostro
avviso, peggiore del male. Infatti, la devolution
– così come attualmente è stata
approvata – rischia di aggravare tale situazione e di accelerare
la fine del Servizio Sanitario pubblico pugliese”.
Il
tema della devolution e del
sottofinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale continua ad
essere all’attenzione del dibattito tra le istituzioni, le forze
politiche e sociali.
È
significativo, questa volta, che a porre
tale questione non sia
la FIMMG
, bensì lo stesso Presidente Fitto e i Presidenti delle altre
Regioni Italiane.
“È
necessario ora che si trovi un accordo trasversale tra tutti coloro
che ritengono la devolution un pericolo
per
la Puglia
e le regioni del sud”, ha continuato il dott. Anelli. “Un
accordo che tenga insieme le diverse forze politiche, ma anche le
organizzazioni sociali e del lavoro. La devolution,
infatti, penalizzerà tutti e non può
essere considerato solo un terreno di scontro o incontro tra le
varie forze politiche. Deve, invece, diventare una battaglia per
l’equità e la solidarietà in una Nazione dove il diritto di
cittadinanza sia esercitabile
alla stessa maniera in ogni angolo del territorio italiano”.
Per
la sanità mancano, oggi, circa 6 miliardi di euro
per assicurare i livelli essenziali di assistenza. Una cifra
notevole, che preoccupa le Regioni a tal punto da considerare tale
sottofinanziamento una vera “emergenza finanziaria” del Servizio
sanitario Nazionale.
“Affinché
non sia sottofinanziato”, ha spiegato
Romano Colozzi – assessore al bilancio
della Lombardia, “si deve prevedere un trasferimento di 89-91
miliardi di euro; quindi alle Regioni
serviranno dai 7 ai 9 miliardi di euro in più rispetto a quelli
attuali. Una forbice determinata anche dall’inserimento o meno
della non autosufficienza”.
La
mancanza di risorse sufficienti a garantire le prestazioni ai
cittadini si ripercuote prevalentemente sulla medicina territoriale
e sull’assistenza domiciliare.
“La
carenza più grave del Mezzogiorno”, ha
affermato l’on. D’Alema
in una lettera inviata qualche settimana fa a tutti i medici di
famiglia pugliesi , “è rappresentata proprio dalla mancanza della
medicina del territorio. Troppe volte i cittadini si trovano soli di
fronte alla malattia. Dimesso dall’ospedale, in tante aree del
Paese, il cittadino trova solo il medico di famiglia e non la rete
dei servizi territoriali”.
Quindi,
il sottofinanziamento del sistema sanitario ha già prodotto in
Puglia una vittima illustre: proprio la medicina territoriale e
domiciliare. Così, la riforma sanitaria del Presidente Fitto deve
attendere tempi migliori per essere completata, a causa della
cronica carenza dei fondi.
Con
questo iniquo sistema di ripartizione del
fondo sanitario nazionale, le regioni meridionali – economicamente
svantaggiate - sono
costrette a ridurre i servizi in sanità aumentando quel divario che
esiste tra i servizi sanitari regionali – ad esempio - del Veneto,
Emilia o Lombardia e Puglia, Calabria o Basilicata.
“È
compito dello Stato rimuovere le sacche di assistenzialismo
e parassitismo in sanità”, ha infine affermato il dott. Anelli,
“ma, allo stesso tempo, è compito dello Stato colmare le
differenze tra le varie regioni italiane, per garantire a tutti i
cittadini l’equità nell’accesso al servizio sanitario
nazionale”.
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