Uno
sciopero per continuare ad avere un Servizio Sanitario Nazionale
Grande
successo dello sciopero dei medici di famiglia della Puglia. Hanno
aderito allo sciopero oltre l’ 80% dei medici, con punte del 90%
in molte ASL della provincia di Bari .
Gli
obiettivi di questa agitazione sindacale sono:
1.
il rinnovo del contratto di lavoro scaduto ormai da quasi due
anni;
2.
il sostegno al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) oggi
fortemente minacciato da una logica ragionieristica che ha come
obiettivo il pareggio di bilancio a scapito della tutela della
salute dei cittadini;
3.
una decisa opposizione all’idea di introdurre nel nostro
Paese un regime delle assicurazioni sanitarie;
4.
un chiaro rifiuto della devolution, così come intesa dal
ministro Bossi, che rischia di decretare la fine del SSN e di
compromettere tutto il sistema di tutela della salute pubblica;
5.
la firma del contratto regionale prima delle ferie estive.
“Siamo
vicini al presidente Fitto e all’Assessore Palese ”— ha
dichiarato il dott. Filippo
Anelli, segretario
regionale della FIMMG – “nel loro tentativo di
modificare la D.lgs.
56/2000 sul federalismo fiscale. Siamo già in un federalismo
spinto a tal punto che nel 2013 il Fondo Perequativo Nazionale che
finanzia buona parte della nostra Sanità dovrebbe estinguersi. Se
non interverranno nuovi accordi e modifiche sostanziali verrebbe a
cadere l’idea del federalismo solidale ed ogni regione sarebbe
abbandonata a se stessa nella affannosa ricerca dei fondi necessari
per assicurare il diritto alla salute dei propri cittadini”.
“Il
decreto legislativo 56 del 2000,” continua il Dott. Vito
De Robertis Lombardi, segretario
provinciale della FIMMG di Bari, “sta determinando i
suoi effetti fin da oggi penalizzando pesantemente le Regioni del
Sud compreso Lazio e Umbria che nel 2013 perderanno complessivamente
1766,14 milioni di euro pari a circa 3400 Miliardi di vecchie Lire.
La regione Puglia nel 2002 ha già
perso 30.05 Milioni di Euro, nel 2006 ne perderà 276.5 per arrivare
nel 2013 a perdere 601.08 milioni di Euro (fonte Commissione
Federalismo fiscale e Mezzogiorno della SVIMEZ.)
Si
tratta di cifre che, sottratte ad un Fondo Sanitario Regionale già
insufficiente, possono decretare il fallimento della sanità
pubblica nella nostra Regione e nell’Italia meridionale.
“
Questo accade oggi - conclude il dott. De Robertis - non osiamo
pensare cosa accadrebbe se fosse varata la devoluzione così come
voluta dal ministro Bossi.”
Per
queste motivazioni si è mobilitata l’intera classe medica.
Il
contratto nazionale rappresenta la prima vera risposta alla
devolution di Bossi in quanto consente di riaffermare il principio
dell’unità nazionale del sistema sanitario all’interno del
quale e’ possibile intravedere le specificità regionali.
“Abbiamo
chiesto alla Giunta regionale di farsi portavoce nella conferenza
Stato – Regione di queste nostre istanze ”, ha continuato il
dott. Filippo Anelli.
Le
regioni, infatti, rappresentano la parte pubblica nella
contrattazione nazionale per la definizione del contratto di lavoro.
“Siamo
certi che la Puglia assumerà una posizione precisa nel favorire
l’avvio della contrattazione nazionale e nel sostenere le istanze
dei medici pugliesi”, ha affermato il dott. Anelli . “Alla
Regione Puglia abbiamo chiesto di adoperarsi per concludere
l’accordo regionale sforzandosi di ricercare quelle risorse
necessarie per avviare quei servizi, come l’assistenza domiciliare
integrata, di cui la Puglia è ancora fortemente carente”.
Bari,
27 giugno 2003
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